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L'ALBERO DELLA VITA
(THE FOUNTAIN)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 20 marzo 2007
 
di Darren Aronofsky, con Hugh Jackman, Rachel Weisz, Ellen Burstyn (Stati Uniti, 2006)
 
Il cinema è fatto anche di queste opere che si situano a cavallo della letteratura, della pittura, della videoart. THE FOUNTAIN non è però soltanto un esercizio di stile alla sfida del kitsch; per sua fortuna, anche una storia di amore, che ha perlomeno il merito di umanizzare un procedimento che alcuni troveranno affascinante, altri difficilmente sopportabile. Poiché di procedimento si tratta, di una love story del tutto particolare, spezzata com'è in tre componenti, situate addirittura a mille anni di distanza una dall'altra: la Spagna del sedicesimo secolo, gli Stati Uniti di oggi ed uno spazio non meglio definito nel ventiseiesimo secolo. E tre coppie diverse interpretate dai medesimi attori, uniti dal medesimo destino, con l'uomo che deve salvare la propria donna; sia esso conquistador, scienziato, astronauta…

E' il tema dell'immortalità, che da sempre guida il cinema di Darren Aranofsky, visionario di indubbio talento figurativo, oggetto di un culto che non gli ha comunque permesso di girare più di tre film in 15 anni (REQUEIM FOR A DREAM sulla droga, il più celebre, nel 2000): “Mantenere la gente in vita il più a lungo possibile. Ma siamo così ossessionati dal corpo che dimentichiamo lo spirito. Volevo che fosse il tema centrale del film: la morte ha come conseguenza quella di renderci umani? E se potessimo vivere in eterno perderemmo la nostra umanità? L'amore di Tommy per Izzi è cosi profondo da fargli compiere qualsiasi azione pur di mantenerla in vita. Ma non si rende conto che nel proprio tentativo di rimanere con la sua donna per l'eternità si lascia sfuggire il tempo che potrebbe veramente passare accanto a lei”.

THE FOUNTAIN, penalizzato oltretutto da una (provvidenziale?) riduzione di budget traduce tutto questo assumendo sembianze formalmente sapienti di leggende azteche, filosofie buddiste, derive fantascientifiche e divertimenti psichedelici. Non è poco, probabilmente troppo, certamente vano: trattando tutta quest'abbondanza senza un poco di distacco critico per non dire di humour, preoccupate soprattutto di riuscire i propri effetti computerizzati anche le più giustificabili tentazioni New Age finiscono per perdersi per strada.


   Il film in Internet (Google)

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